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La carta nautica di Angelino Dalorto del 1325 riporta le principali città marittime e delle maggiori riporta l’insegna. È il più antico documento conosciuto, che riporta l’insegna della Repubblica Marinara di Gaeta nel Medioevo.
La notizia viene riportata per la prima volta da Pasquale Corbo e Maria Carolina Corbo, in GAETA-LA STORIA, Vol III, Gaeta, 1989. La scoperta è fatta casualmente in fase di utilizzo della cartina per la parte fotografica del testo da Cosmo Di Russo, attuale curatore di questo sito.
L'insegna è ancora oggi lo stemma della città di Gaeta.

Armamento di una galea di Gaeta
(da un documento del 28.12.1275 )

40 scudi guarniti, due rampiconi, ciascun munito di catena lunga 4 passi con due anelli di cui uno fisso e l’altro mobile, 10 ronconi con aste, 15 balestre di legno con corde ad un piede, 13 balestre di legno con corde a due piedi, 28 schienali di cuoio nuovo per tendere le balestre stesse con sottoculi e altri guarnimenti, 3 casse di quadrelli a due piedi, 5 casse di quadrelli a 1 piede, 200 lance ferrate, 400 gettarole con aste, 25 roccetti di ferro.
Inoltre ancora … 47 grosse picche di ferro, 40 ampolle di vetro per fuoco, 10 conche di bronzo, coperte, chiodate, forti ed integre, ciascuna munita di catena lunga due palmi, con 4 fori, del peso di 100 libbre.

Nel 1275 non vi è ancora la polvere da sparo, onde mancano le armi da fuoco, ma troviamo un’arma che fece spesso la differenza: le ampolle di vetro per fuoco. Si tratta del fuoco greco.
Il fuoco greco, o fuoco sacro, era un’arma bizantina, adoperata nelle battaglie navali, la cui potenza distruttrice era indubbia, tanto che le navi da guerra della flotta di Bisanzio furono per lungo tempo quasi invincibili.
La formula fu tenuta gelosamente protetta come un segreto di stato. Ancora oggi non si conosce l’esatta composizione, e di certo ve ne furono di varie miscele.
Nelle battaglie navali quasi certamente la miscela fu costituita da calce viva finemente macinata insieme ad una miscela di petrolio. Composizione che avrebbe garantito l'accensione spontanea una volta che la calce viva reagiva nel contatto con l'acqua salina di mare. L'aggiunta di zolfo aveva poi la funzione di produrre fumi densi ed irrespirabili, capaci di danneggiare le vie respiratorie dei nemici.