A CACCIA DELL'ABBUOTO

 

Il titolo potrebbe sembrare una esagerazione, ma non lo è, perché di vera caccia si è trattato.
Tutto è cominciato tre anni fa circa, quando il mio amico Salvatore viticoltore di Fondi mi parlò delle sue poche viti di Abbuoto, ormai allo stato di reliquie.
Non che io non conoscessi questo antico vitigno locale, ma il suo raccontare così dettagliato delle caratteristiche fenologiche della varietà e della qualità del vino che ne deriva e che ho anche assaggiato, stimolò in me la curiosità.

Con le potature invernali di questi anni e di diverse zone del comune di Fondi, San Raffaele per esempio, mi ha procurato un discreto numero di spezzoni di tralci dal quale sono state prelevate le marze necessarie per gli innesti. Questo modo di operare è chiamato “selezione massale” e viene attuata prelevando le gemme da propagare in vigneti nei quali sono stati scartati i ceppi ammalati.
La “selezione clonale” per contro, prevede un protocollo laborioso  partendo da una gemma che ha subito una mutazione genetica e che ha prodotto un ceppo capostipite, dal quale si ricava un clone , che rappresenta la discendenza agamica di un’unica pianta.
Ed è merito della “selezione massale” se oggi disponiamo di un piccolo vigneto di Abbuoto in località Grunuovo di San Cosma e Damiano, meritevole di essere ampliato.
E’ sicuramente una strada da perseguire quella del recupero dei vitigni cosiddetti minori o antichi o autoctoni, aggettivi attribuiti ai vitigni coltivati in un determinato luogo da molto tempo.

Anche se appare problematico stabilire se un vitigno è autoctono o se è stato introdotto da un paese vicino, subendo nello spostamento una modifica del nome e che quindi lo fa diventare locale attraverso l’uso di termini dialettali (cfr. l’Uva Pane “un momento magico il germogliamento”). Di chiacchiere oggi sulle varietà autoctone se ne stanno facendo molte, soprattutto perché questi vitigni sembrano essere tra le poche armi che abbiamo per arginare il dilagare dei vini del nuovo mondo, ma se un viticoltore volesse piantare un vitigno antico non trova neanche una barbatella, figuriamoci i cloni e l’esperienza conferma quanto detto.

Il nostro vitigno è molto antico, tanto che si vuole che dalla sua uva si produceva il famoso vino “Cecubo” cantato da Orazio, la estensione colturale dell’Abbuoto, coltivato a coltura specializzata, è quasi tutta concentrata nel comune di Fondi e paesi limitrofi (Terra di Lavoro). Preferisce sistemi d’allevamento a media espansione e potatura corta, il Guyot va benissimo, ha epoca di germogliamento precoce e questo lo espone ai rischi di gelate primaverili, ha notevole resistenza all’oidio e un po’ meno alla peronospora.

Dall’Abbuoto si ottiene un vino dal colore rosso amaranto, di corpo, alcolico, che ben si adatta all’invecchiamento in carati ovviamente di rovere. Provate per credere.

Mimmo Albano  


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